Maria Rita racconta

Ero già in pensione da tre anni, parlo del lontano 2003, facevo la volontaria in un micronido della Caritas, praticamente accudivamo a turno per l’intera giornata circa 10 piccolini da 0 a 3 anni. Un giorno, una signora che si era appena inserita, mi propose di fare come lei, cioè alternare il mio impegno al nido con un altro nel reparto di pediatria dell’ospedale, spiegandomi in cosa consisteva questo tipo di volontariato. Non ci ho pensato due volte e, al primo corso, mi sono iscritta.

L’entusiasmo di questa nuova avventura è subito cresciuto dentro di me, tanto che per tre anni consecutivi ho mantenuto i due impegni contemporaneamente. Abio era agli inizi, se non ricordo male esisteva solo da pochi anni e tutto era ancora in fase di “sperimentazione”, insomma ci si arrangiava fra di noi per i turni (erano di quattro ore), per le ferie o per gli imprevisti. Poi col passare degli anni le cose poi cominciarono a cambiare: ora ci sono dei regolamenti, dei doveri, delle nuove “mansioni”.

Ricordo di aver trascorso ore interminabili in una cameretta per assistere, confortare, controllare bimbi di tutte le età e patologie, provando prima tanta trepidazione e poi, nella maggior parte dei casi, una grande gioia dopo aver constatato la risoluzione del problema. Ho raccolto confidenze da parte di genitori, nonni, adolescenti, che in questi anni sono passati dalla saletta o in reparto, cercando in qualche modo di farmi vedere interessata e, per quel che mi è stato possibile, ho cercato di confortali senza essere invadente. Sono passati quasi dodici anni ora è il momento per me di lasciare, porto con me un’esperienza meravigliosa che ha aiutato prima di tutto me: cerco di essere più riflessiva, cerco di ascoltare di più, cerco di controllare meglio le mie emozioni e i miei impulsi a volte troppo diretti, ma soprattutto quando sento che c’è qualche persona che ha dei problemi gravi penso a quanto sono stata fortunata.

Buona continuazione e un grazie a tutti.

 

Maria Rita Luotti

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